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- popoli resistenti - venezuela - 15-07-14 - n. 507
Dichiarazione pubblica del 21° Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista del Venezuela
Tribuna Popular | prensapcv.wordpress.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
14/07/2014
Di seguito, la Dichiarazione pubblica del 21° Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista del Venezuela (PCV) svoltosi venerdì 11 luglio 2014 sotto il titolo: Accumulazione rivoluzionaria delle forze operaie e popolari contro la borghesia filoimperialista e il riformismo.
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Dichiarazione Politica
Accumulazione rivoluzionaria delle forze operaie e popolari contro la borghesia filoimperialista e il riformismo
Il Venezuela, come la regione dell'America Latina e dei Caraibi, è immersa in un quadro internazionale di progressive dispute geostrategiche per il controllo delle materie prime, dei capitali e dei mercati, tra l'imperialismo statunitense, l'imperialismo europeo e le potenze economiche come la Russia e la Cina.
Lo scontro nazione-imperialismo e lo scontro capitale-lavoro continuano a essere le contraddizioni di base nella lotta di classe internazionale e attualmente hanno le loro espressioni più chiare da una parte, nell'offensiva dell'imperialismo per il suo riposizionamento globale - attraverso le guerre di dominazione - e dall'altra parte nello sviluppo della multipolarità attraverso il sorgere e l'articolazione di blocchi emergenti del capitale, come i BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa).
All'interno dello stesso sistema imperialista vi è un processo dialettico di contraddizioni non antagoniste. Ad esempio, l'agire delle forze più reazionarie e fondamentaliste dell'imperialismo e del sionismo si esprime nell'incremento della politica criminale e genocida del governo sionista di Israele contro il popolo palestinese e nello stimolo e appoggio all'Unione Europea per il rovesciamento di governi capitalisti (ma non sottomessi), come l'Ucraina e la Siria. Allo stesso modo alcuni settori del capitale internazionale, per mantenere meccanismi di dominazione dei popoli, stimolano il governo degli USA e decine di multinazionali a lanciare ponti per migliorare le relazioni e gli affari con nostri paesi, senza tuttavia abbandonare i piani di destabilizzazione politico-economica.
Le forze di orientamento progressista che in Latinoamerica, negli ultimi 15 anni, hanno vinto le elezioni presidenziali con un programma di "Rivoluzione democratica" e protagonismo del popolo, hanno attuato importanti misure e riforme popolari a livello politico ed economico, senza tuttavia trascendere dallo Stato borghese. Sono esperienze che rimangono circoscritte nei limiti consentiti dal sistema capitalista, evidenziando che il potere reale continua a esser appannaggio dei diversi strati della borghesia e della piccola borghesia.
Si confermano una volta di più le tesi marxiste-leniniste secondo le quali il Socialismo non si costruisce per una "via evolutiva" di riforme sociali, né che le istituzioni dello Stato borghese possano trasformarsi per mera volontà, in forza di discorsi o cambiamenti di nome e che è impossibile "trasferire il potere al popolo". Il Potere deve esser conquistato dal popolo lavoratore cosciente, organizzato e mobilitato, con la classe operaia rivoluzionaria all'avanguardia come classe egemonica, per generare una rottura del sistema capitalista, le sue istituzioni e valori, per iniziare la fase storica di transizione al Socialismo.
Questo è il contesto nel quale si trova l'attuale congiuntura del processo di cambiamenti in Venezuela, con un quadro interno sempre più complesso a livello politico, economico e sociale, con una multiforme offensiva del capitale. Da una parte, abbiamo la tradizionale borghesia associata e subordinata ai monopoli imperialisti, che prima esercitava il dominio dello Stato e oggi ancora vive in modo parassitario sulla rendita petrolifera, e dall'altra parte, segmenti della borghesia e fondamentalmente della piccola borghesia e dei ceti medi, associati a certi gruppi e individualità civili e militari, che amministrano la rendita petrolifera sotto monopolio statale, "preservando il modello economico rentier tradizionale e il tipo di Stato borghese che corrisponde a tale modello, altamente burocratizzato, elitario, inefficiente, corrotto, populista ed assistenzialista" (Linea Politica. 14° Congresso del PCV, Agosto 2011).
La lotta per il controllo statale della distribuzione della rendita petrolifera si produce tra questi due gruppi, ma anche all'interno del secondo, con speciale influenza degli strati sociali che abbiamo denominato dei "nuovi ricchi parassitari" e di settori di strati medi che rappresentano interessi internazionali riformisti e revisionisti. In questa espressione della lotta di classe internazionale e all'interno delle "forze del processo", si producono le definizioni delle politiche del governo, per esempio, a livello economico e del lavoro (con il pericolo di una tendenza alla regressione di conquiste popolari sia storiche che degli ultimi 15 anni), con diretto e significativo impatto sul popolo lavoratore che oggi continua a caricarsi gran parte dei problemi derivati dalla situazione economica.
Il PCV si è più volte rivolto al Governo Nazionale e alle coerenti forze politiche e sociali che promuovono il processo rivoluzionario venezuelano, per iniziare un ampio e autocritico processo di dibattiti, per rettificare gli errori e le deficienze, attraverso spazi collettivi e unitari per la costruzione di politiche che puntino all'accumulazione rivoluzionaria delle forze operaie e popolari, per combattere sia le forze filoimperialiste e neofasciste, sia i riformisti che si muovono all'interno del processo di cambiamento.
In molte occasioni, anche resistendo e superando ingiustificati e ingiusti attacchi, il PCV ha segnalato pubblicamente che a partire dal 2007 è iniziato un pericoloso indebolimento dell'appoggio popolare al Governo Nazionale, il quale ha avuto episodici ravvedimenti; ma è evidente l'attualità dell'avvertimento lanciato nel 2010 su questo logoramento: "se non invertita in tempo, questa tendenza potrebbe causare enormi difficoltà a mantenere l'attuale ritmo di cambiamenti e indurre un regresso storico" (Dichiarazione Politica. 39° Plenum del Comitato Centrale, novembre 2010).
Il PCV durante i suoi 83 anni di vita combattiva, non ha mai finalizzato le sue azioni, né la sua politica, nella ricerca di cariche o vantaggi. La ragion d'essere del PCV non è occupare ministeri o seggi in istituzioni dello Stato borghese, ma rappresentare legittimamente quella forza per stimolare la presa di coscienza, l'organizzazione e la mobilitazione della classe operaia e del popolo lavoratore della città e della campagna, per la lotta antimperialista, la difesa dell'indipendenza, l'impulso dello sviluppo sovrano e la conquista del Potere per l'edificazione della società socialista. Ogni spazio e scenario che hanno assunto, assumono e assumeranno i comunisti, è diretto verso questi obiettivi strategici, rappresentati oggi nel necessario cambiamento nei rapporti di forza attraverso un solido e poderoso blocco operaio-popolare rivoluzionario.
Con questo orientamento, il PCV continuerà a rafforzarsi come organizzazione rivoluzionaria della classe operaia e del popolo lavoratore, autonoma, critica e propositiva e nel quadro della prossima XIII Conferenza Nazionale "Pedro Ortega Díaz", che si terrà dall'8 al 10 agosto, esporrà una serie di Proposte al popolo lavoratore per la Rivoluzione venezuelana.
XXI Plenum del Comitato Centrale
Partito Comunista del Venezuela - PCV
Caracas, 11 luglio 2014
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