www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 20.07.02

Comunicato radio stampa della RSU della INNSE presse


La INNSE Presse Manzoni Group, storica officina della Innocenti di Lambrate, è stata messa in liquidazione, quasi cento lavoratori in mezzo ad una strada Chiediamo aiuto, solidarietà sostegno a tutti gli operai, ai lavoratori e a tutti coloro che sono per il rispetto degli impegni sottoscritti. Agosto 1999: la multinazionale tedesca SMS Demag decide di chiudere l’officina INNSE di cui era diventata proprietaria solo quattro anni prima . Novembre 1999: al Ministero dell’industria la SMS- Demag firma un impegno a trovare un acquirente che assumesse tutti gli addetti alla produzione e garantisse di non ricorrere ai licenziamenti collettivi per tre anni dalla data dell’ingresso del subentrante. Sulla base di questo impegno si fanno successivi accordi su cassa integrazione e mobilità. L’Assolombarda è uno dei firmatari.  Una lunga serie di iniziative di lotta si concludeva con il fatto che l’officina non veniva dismessa, un’inversione di tendenza rispetto a tante chiusure che avevano quasi azzerato l’industria a Milano. Maggio 2000: l’acquirente è la Manzoni Group che subentra con le seguenti facilitazioni. Assume tutti gli addetti facendoli passare dalla mobilità, si garantisce così 18 mesi di sgravi fiscali pari a quasi metà stipendio.  La SMS Demag dichiara in più sedi che ha pagato per ogni assunzione una cifra di decine di milioni. La SMS Demag si impegna nel corso del triennio a fornire 150 mila ore di lavoro per sostenere il riavvio dell’officina. Uno zoccolo di produzione certa. La Manzoni fin dalle prime battute fa capire come intende le relazioni con i lavoratori e i loro rappresentanti sindacali. Tiene fuori i tre delegati che entreranno in fabbrica solo per ordine del giudice e viene condannata per attività antisindacale. Un delegato verrà avviato al lavoro, gli altri due verranno licenziati il giorno successivo al reintegro. Solo il blocco totale dello stabilimento farà rientrare i licenziamenti. Occorrerà l’intervento dell’ufficiale giudiziario per farli entrare successivamente in fabbrica. I delegati saranno tenuti in una specie di gabbia per cinque mesi senza lavoro né mansioni. A Maggio, in sede di conciliazione, riprenderanno regolarmente il lavoro. Per tutto il 2001 la situazione sembra normalizzarsi. Dall’officina di Lambrate, diventata INNSE presse Manzoni Group, escono 49 presse e venti carri, una produzione eccezionale ottenuta con una forte pressione sugli addetti e utilizzando imprese esterne, con una montagna di straordinari. Gennaio 2002: inizia lo svuotamento dell’officina.  A febbraio viene dichiarato uno scarico di lavoro che la Manzoni Group decide di affrontare con la cassa integrazione ordinaria. Il sindacato si oppone. Delle 150 mila ore di lavoro della SMS Demag ne sono state fatte solo 500, perché usare ancora i soldi dell’INPS e non coprire lo scarico con il lavoro della SMS Demag?  Marzo 2002: la Manzoni mette comunque i lavoratori in cassa senza accordo. Siamo all’assurdo che alcuni lavoratori non sono posti in cassa semplicemente perché usufruiscono ancora degli sgravi fiscali . Maggio 2002: la RSU viene a sapere che mentre i lavoratori erano posti in cassa integrazione ordinaria fino al 28 giugno la INNSE presse era stata messa in liquidazione dalla fine di aprile. Il 3 giugno e siamo ad oggi, il liquidatore convoca l’assemblea dei dipendenti, per importanti comunicazioni. Successivamente le strutture sindacali. Dall’agosto del 1999 per i dipendenti INNSE non c’è stato un momento di pace. Dopo aver fatto ogni mobilitazione possibile per tenere aperta la fabbrica oggi siamo di nuovo in mezzo ad una strada. Ma nemmeno questa volta riusciranno a chiuderla a costo di barricarci all’interno per anni. Dove sono la SMS Demag e il Ministero dell’industria? Gli accordi vanno rispettati oppure per i dirigenti industriali e per i funzionari ministeriali sono solo carta di poco valore? Dov’è la Regione, la Provincia, l’UCIMU, tutti pronti nel maggio del 1999 a farsi artefici e garanti del rilancio della INNSE ad opera della Manzoni? Perché non si fanno sentire? Dov’è l’INPS che ha finanziato con gli sgravi la ripresa dell'attività. Perché non chiede alla Manzoni che fine hanno fatto i soldi dello Stato visto che oggi liquida l’azienda? Dov’è la stessa ASSOLOMBARDA, che conosce bene tutti gli accordi? Che senso ha tenere conferenze e convegni sulle regole, sui nuovi diritti se proprio un associato può agire in questo modo?  Qualcuno imponga il rispetto degli accordi e degli impegni, metta ordine nelle carte. Sul futuro di cento lavoratori e delle loro famiglie non si può scherzare.

Milano, 3 giugno 2002 la RSU INNSE presse