Il capo: "Non votate". E li licenzia
Denuncia della Cgil calabrese: licenziati in tronco tre lavoratori che si sono rifiutati di consegnare al titolare dell'azienda il libretto elettorale per evitare che domenica votassero "sì".
CATANZARO - Pretendeva che gli consegnassero i libretti elettorali per evitare che andassero a votare domenica per il referendum sull'articolo 18. Quando i tre lavoratori gli hanno risposto picche, e hanno riaffermato la loro volontà di votare, non ha trovato di meglio che licenziarli. E ora scende in campo il sindacato che denuncia: è soltanto l'ennesimo episodio di questo generare accaduto nelle ultime settimane.
La vicenda ha per teatro Catanzaro, e viene denunciata dal segretario generale della Cgil della Calabria, Fernando Pignataro. Secondo quanto dice Pignataro, in altre aziende della provincia di Cosenza altri lavoratori sono stati minacciati dai datori di lavoro per non andare a votare e sono stati costretti a consegnare, per evitare il licenziamento, il certificato elettorale.
I tre lavoratori licenziati, di età compresa tra i 26 ed i 30 anni, hanno confermato la loro intenzione di recarsi alle urne per esprimere il voto sul referendum sull'articolo 18 e per questo sono stati licenziati. "Ci sono datori di lavoro di piccole aziende del settore dei servizi del cosentino - ha detto Pignataro - che stanno facendo pressioni, utilizzando anche la minaccia del licenziamento, sui lavoratori affinché questi non si rechino a votare per il referendum sull'articolo 18. In un' azienda, in particolare, è accaduto che tre giovani si sono rifiutati di consegnare il certificato elettorale al datore di lavoro e questi li ha licenziati con la scusa di non avere più bisogno di loro".
Moltissimi lavoratori delle piccole imprese, intanto, stanno "cedendo al ricatto dei datori di lavoro - aggiunge Pignataro - e stanno consegnando i loro certificati elettorali che i datori di lavoro terranno come una garanzia dell'effettiva astensione dal voto. Gli episodi accaduti in provincia di Cosenza dimostrano come gli imprenditori stanno mistificando un referendum che è finalizzato solamente a garantire i diritti dei lavoratori".
Il segretario regionale della Cgil ritiene anche che il referendum sull'articolo 18 "non risolve il problema dei diritti ma, una eventuale vittoria del Sì consentirà di spostare in avanti la discussione sulla tutela e l'estensione dei diritti". In Calabria le imprese con un numero di lavoratori inferiore alle quindici unità rappresentano oltre l'80%, con una percentuale "molto alta sia per la natalità - prosegue Pignataro - che per la mortalità delle piccole aziende. Non credo che il mancato sviluppo delle piccole imprese calabresi è stato provocato dagli effetti dell'applicazione dell'articolo 18 visto che, fino ad ora, questo diritto dei lavoratori non è esteso a questa categoria imprenditoriale".
In questi ultimi giorni, prima della conclusione della campagna elettorale referendaria, i dirigenti della Cgil calabrese hanno intensificato le iniziative per promuovere il Sì al referendum sull'articolo 18. Al termine dei comizi "c'é molta gente che ci chiede - ha concluso Pignataro - notizie sul referendum e sull'articolo 18. Credo che questi ultimi giorni saranno fondamentali per incrementare la percentuale di quanti si recheranno a votare".