www.resistenze.org - proletari resistenti - lavoro - 09-03-17 - n. 624

Lavorare a rischio della vita e senza diritti!

P. S.

09/03/2017

C'era una volta un aeroporto, sperduto fra le brume prealpine di un parco naturalistico deturpato dal cemento per costruirlo e dall'asfalto per raggiungerlo; un aeroporto che era stato il sogno per migliaia di persone di una vita migliore, migliore senz'altro di quella a cui si vedevano condannati da fabbriche che chiudevano o, più semplicemente, "delocalizzavano".

Malpensa 2000: nome avveniristico, miraggio alla cui chiamata tutti avevano risposto con entusiasmo, abbandonando le zone limitrofe inquinate dalle nuove tratte che facevano crollare le tegole dei tetti e mandando curriculum, rimpolpando così velocemente le fila di ditte di servizi che assumevano chiunque, dal catering ai servizi aeroportuali, dalla logistica alla manutenzione. - Dove lavori? - A Malpensa. - Anche tu?

Passato il 2000, passata la festa delle assunzioni di tutti e tutte, passato il 2008, passata la crisi, soprattutto dell'abbandono di una compagnia di bandiera traditrice e suicida, spenti gli entusiasmi, arrivano i primi licenziamenti, i contratti di solidarietà, la cassa integrazione e i fallimenti societari. Inizia quello che, i pochi seguaci rimasti del barbone di Treviri, si ostinano ancora a definire un enorme processo di ristrutturazione capitalistica. I pesci grossi mangiano i piccoli, sputano le lische (pardon, gli "esuberi") e aumentano i profitti, assumendo forza lavoro nelle odierne forme di schiavitù previste (e non!) dall'attuale legislazione sul lavoro, confidando sulla forte miopia (o cecità) delle strutture di controllo, finché...

… finché non recupero, un po' per caso, il foglio allegato. Un volantino di accompagnamento alla giornata di sciopero ai magazzini aeroportuali "in sintonia con lo sciopero dichiarato da tutti i sindacati di base", ma riferito nello specifico a un fatto gravissimo: "Sabato 25 febbraio, alle 5:20 del mattino, un camionista di origine ucraina, operante per la società 360 trasporti, la quale a sua volta opera per la Freschi & Schiavoni, viene travolto da un muletto alla cui guida c'era un lavoratore originario dello Sri Lanka, assunto dalla cooperativa Coros, la quale a sua volta riceve il lavoro dal consorzio Logitec, che lo riceve in appalto da Mle" (volantino disponibile anche online http://cubmalpensa.it/).

Districhiamoci un po' fra questi nomi e sigle: la società di trasporti per cui lavorava il povero autista era in MLE (insieme ad ALHA uno dei due magazzini aeroportuali per il transito merci a Malpensa) per conto della Freschi & Schiavoni (uno dei maggiori handler aeroportuali a livello nazionale, segue il traffico merci di numerose compagnie aeree che a lei si appoggiano, oltre che clienti diretti). Alle 5.20 del mattino poteva essere lì in export o in import, a noi questo poco importa: questi orari fanno parte del mestiere del trasportatore, anche perché, preferibilmente, i voli cargo occupano le piste quando i voli passeggeri "dormono" e le lasciano libere. Nella seconda parte del comunicato, troviamo un mulettista che lavora sotto "cooperativa" (virgolette d'obbligo) che sta dove sta perché ha un accordo (al ribasso) con un consorzio, il quale ha vinto un appalto (ovviamente, al ribasso) dal gestore del magazzino.

Andiamo a conoscere un po' più da vicino questi signori: "MLE viene fondata il 7 ottobre 1996 ed inizia la propria attività operativa nel 1998 in concomitanza con l'apertura del nuovo terminal dell' aeroporto di Malpensa 2000. Nel febbraio del 1999 acquisisce parte dell'attività dell'operatore cargo precedente, SEA, occupandosi inizialmente di circa 50 compagnie aeree. Il 2002 è l'anno del trasferimento presso la sede definitiva di Cargo City, la più vasta e moderna piattaforma per il cargo aereo del sud – Europa. La citta' delle merci si estende su una superficie di circa 1 milione di metri quadrati comprese le aree destinate ad attivita' collaterali di logistica e servizi a valore aggiunto quali stoccaggio, lavorazione, preparazione ordini e terminal ferroviario intermodale. A partire dal 2003 cominciano le operazioni di movimentazione merce e posta anche presso Linate Aeroporto. Dall'ottobre del 2009 la societa', tramite la sottoscrizione da parte del gruppo SEA del 75% delle azioni, viene acquisita da Bcube Spa (gia' Argol), operatore logistico integrato operante a livello globale che, nel 2008 risultava essere l'unico azionista della Argol Air Cargo di Roma (ora FLE) avviando cosi' un processo di integrazione e sinergia tra i due maggiori scali italiani.  (http://www.cargocity.com/company-profile.php).

Stiamo parlando quindi di un colosso che nel 2015, con oltre 400 milioni di fatturato, si collocava al 13° posto della classifica di settore in Italia (https://www.logisticaefficiente.it/le/network-e-trasporti/gestione-trasporti/top-20-imprese-trasporto-merci-italia-aggiornamento-2016.html).

Torniamo però all'incidente di febbraio: all'incontro richiesto dai sindacati, la cooperativa non era neppure chiamata a partecipare: "La ricostruzione dei fatti accaduti e di come affrontare la situazione,  anziché vedere la presenza della coop Coros, titolare delle attività di movimentazione merci, è stata lasciata esclusivamente alla spa  MLE, senza la presenza di alcuni responsabile della cooperativa, a dimostrazione, per chi ha avesse ancora  dei dubbi, circa l'utilizzo delle cooperative come meri contenitori, scatole di manodopera a basso costo, senza nessuna autonomia decisionale rispetto agli effettivi gestori che operano presso  Malpensa (non solo MLE ma anche Alha, Beta Trans)" (http://cubmalpensa.it/).

Fra le contestazioni mosse in tale sede, notiamo:
Mezzi utilizzati spesso non a norma e scarsa visibilità di segnaletica per tutti quelli che operano al cargo.
Continue pressioni e intimidazioni, con decine di provvedimenti disciplinari a carico dei lavoratori Coros, con l'obbiettivo di imporre ritmi sempre più serrati di produzione.
Carenza strutturale di personale e massiccio utilizzo di lavoratori precari ed interinali con il MOG. (http://www.cubmalpensa.it/index.php/settima-logistica.html)

Il MOG, Monte Ore Garantito, introdotto nel Contratto Nazionale di Lavoro per le agenzie interinali, sottoscritto il 27/2/2014 da CGIL, CISL, UIL, UGL, funziona così: "L'agenzia per il lavoro stipula con il lavoratore un contratto di lavoro a tempo determinato di durata non inferiore a tre mesi. Il contratto prevede che il lavoratore ha uno stipendio minimo, non inferiore al 25% della retribuzione mensile. Il lavoro è subordinato al verificarsi della "chiamata" giornaliera da parte dell'agenzia per il lavoro. Per tutta la durata del contratto l'agenzia per il lavoro, infatti, ha la possibilità di disporre la chiamata del lavoratore, in funzione delle effettive esigenze lavorative. Succede quindi che il lavoratore viene chiamato al lavoro per due ore al giorno per poi magari, richiamato anche nella stessa giornata per lavorare altre ore. […] I lavoratori interinali già percepiscono uno stipendio inferiore agli altri lavoratori, e con il MOG si accentua questa differenza. Con il M.O.G., inoltre si introducono meccanismi di reperibilità perenne e di totale dipendenza degli orari al volere di MLE. L'introduzione del MOG è anche pericolosa per gli altri lavoratori, che dovranno operare a fianco di lavoratori perennemente ricattati, con il rischio che queste forme di caporalato poi le si applichi anche a loro. (http://www.cubmalpensa.it/index.php/settima-logistica/40-la-settima-logistica-accordi/1379-coros-mog.html)

Non male, vero? "Cooperative" e MOG in un settore dove – oltre il danno, la beffa! – SEA SpA, in quanto gestore aeroportuale, sarebbe tenuta a seguire un rigido regolamento ENAC (Ente Nazionale Aviazione Civile) che prevede forti limitazioni al lavoro in subappalto: "Il ricorso al subappalto da parte di prestatore certificato è ammesso alle condizioni seguenti: a. le attività subappaltate non possono superare, in valore, il 30% del fatturato globale annuo realizzato dal prestatore certificato sul singolo aeroporto; b. il ricorso al subappalto deve essere preventivamente autorizzato dall'ENAC e comunicato al gestore aeroportuale."

E veniamo a Sea SpA. Neanche una settimana dopo il drammatico incidente in MLE, SEA presentava il piano industriale 2016-2012: 500 milioni di investimenti (http://www.milanofinanza.it/news/download-pdf?idart=201702281039443211). Anche qui, l'articolo riassume bene i numeri di questo gigante in continua crescita, che nel 2015 fatturava qualcosa come 607,9 milioni di euro, ma ciò che colpisce sono i numeri del settore merci dove, per bocca stessa del suo presidente, "stiamo crescendo a doppia cifra, mentre gli altri aeroporti sono quasi fermi». A oggi Malpensa rappresenta il 60% del movimento merci di tutta Italia. «L'export è sempre stato costante ed è sempre andato abbastanza bene [...] ma quello  che  ci  ha  colpito  è  la crescita dell'import, che è salito del 16%".

Concludendo: da un lato, tassi di crescita che schizzano rispetto a una media nazionale che guarda all'1% come al traguardo della vita, fatturati e profitti in continuo aumento e, dall'altro, lavoratori che vedono sempre più peggiorare le loro, già precarie, condizioni lavorative e salariali, in barba non tanto alle leggi vigenti sul lavoro, che sono tragicamente ridicole, ma alle normative ENAC che prevedono limiti al subappalto che sono palesemente superati.

Nell'incazzatura che monta non penso tanto a ministri del lavoro cialtroni o a ex-primi ministri che vanno in California per "imparare", e a cui auguro di essere "invitati" a usufruire loro stessi, in questa vita possibilmente, dei benefici garantiti dalle loro fantastiche leggi. Non penso neppure molto ai controllori che fingono di controllare chiudendosi entrambi gli occhi, con un libretto di assegni in bianco per occhio, possibilmente, a cui auguro di fare, almeno una volta nella vita, un giro massacrante e sottopagato di ritiri e consegne con l'ultimo lavoro in aeroporto di notte, fare la coda in accettazione, aspettare il proprio turno al freddo, mettersi in ribalta con la forza della disperazione per non addormentarsi, scendere, seguire il carico in un posto con scarsa illuminazione, e trovarsi davanti di colpo, e coi riflessi appannati dal sonno, un muletto che schizza in retromarcia guidato da un autista anche lui sottopagato e magari alla sua quarta ora di straordinario.

No, nell'incazzatura che monta penso soprattutto a noi, che lavoriamo dentro e intorno a Malpensa e che ci accontentiamo di tirare a campare, di chiuderci nella nostra nicchia ecologica, pensando sempre che l'importante, nella vita, è "pararsi il culo". E chissenefrega se ogni tanto qualcuno è lasciato a casa o, peggio, lascia lui stesso prematuramente moglie e figli. Meglio lui che me. Mi incazzo per quello che siamo diventati in questo squarcio di nuovo secolo e per quello che stiamo ancora diventando, nella convinzione che al peggio non ci sia mai fine. Mi incazzo, infine, perché non riesco, non riesco a capire, cosa possa farci tornare a essere più uomini e meno bestie.


Resistenze.org     
Sostieni Resistenze.org.
Fai una donazione al Centro di Cultura e Documentazione Popolare.

Support Resistenze.org.
Make a donation to Centro di Cultura e Documentazione Popolare.